A soli dieci chilometri dal centro storico di Torino,il Parco naturale di Stupinigi, con i suoi boschi e con ampi spazi di paesaggio agrario, costituisce una delle più pregevoli tessere, di quel mosaico circolare di aree verdi e di aree non urbanizzate, che racchiude il polo metropolitano. Insieme alla Palazzina di caccia, rappresenta uno dei punti di maggiore interesse storico-architettonico dell'area torinese, in via di valorizzazione nel quadro delle iniziative per il recupero delle Residenze Sabaude e nell'ambito dello sviluppo del progetto "Corona Verde" attorno alla città.
Il Parco, istituito con legge regionale nel 1991 per 1732 ettari, ha come fulcro la Palazzina di Caccia di Stupinigi, eretta nella prima metà del XVIII secolo dall'architetto Juvarra, su volere di Casa Savoia per le reali villeggiature e la pratica venatoria della chasse à courre (caccia a cavallo con mute di cani). L'area naturale è di tipo planiziale, con boschi misti di latifoglie a struttura irregolare, in gran parte con impianti di pioppi ibridi. Per l'interesse di tipo naturalistico, è anche stata interamente individuata quale Zona Speciale di Conservazione (ZSC) di importanza comunitaria, per la presenza di preziosi habitat connessi alla residua foresta di tipo planiziale. I rischi per la conservazione derivano dalla vicinanza delle aree urbane, e soprattutto da strade ed autostrade a grande traffico, che tra l'altro innescano fenomeni di degrado. Per garantire efficacemente la salvaguardia dell'area, in analogia a quanto avvenuto nel 1976 per La Mandria, nel 2009 la Regione Piemonte ha acquisito al proprio patrimonio gli immobili (terreni ed edifici) appartenenti al contesto urbano e rurale del Compendio di Stupinigi, appartenenti precedentemente all'Ordine Mauriziano.
I terreni agricoli del Parco oggi ospitano produzioni agricole di qualità, in cui si combinano il rispetto dell'ambiente naturale e moderne tecniche di coltivazione; sono presenti sei cascine (Gorgia, Chiabotto del Beccaio, Bozzalla, Parpaglia, Piniere e Vicomanino), quasi tutte dalla tipologia a corte chiusa e caratterizzate dalla produzione cerealicola e zootecnica. Inoltre il territorio dell'area protetta, ormai in gran parte chiuso al traffico veicolare, consente ai fruitori di circolare a piedi, in bici e a cavallo attraversando gli ampi boschi e i terreni agricoli.
Il Parco presenta anche residenze storiche di notevole interesse: Castelvecchio, un complesso fortificato basso medievale abitato in origine dai Savoia-Acaia e il Castello di Parpaglia, di origine presumibilmente trecentesca. Quest'ultimo si ipotizza che sia sorto come avamposto dei Cavalieri Gerosolimitani, oggi noti come Ordine di Malta. I primi proprietari della cascina e del Castello furono i Revigliasco e successivamente subentrarono i Parpaglia.
Nel territorio del Parco ha sede l'istituto di Candiolo IRCCS, un centro specializzato nel trattamento delle patologie oncologiche, per alcune delle quali si configura come riferimento internazionale, ed è inserito nella Rete Oncologica del Piemonte-Valle d'Aosta. Fondato nel 1996, è il primo Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico del Piemonte riconosciuto dal Ministero della Sanità.