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Bizzarria

Reposoir di caccia del Re

La Bizzarria, è un padiglione in stile eclettico a pianta centrale con tre torrette panoramiche decorato esternamente da pitture dal gusto ironico popolaresco costruito presso una cuspide del muro di cinta della Real Tenuta de La Mandria - ora Parco Regionale - in Comune di Druento, in prossimità di un ingresso del Parco. La realizzazione risale al 1860-63 a cura della impresa dell’architetto ticinese Leopoldo Galli, responsabile di tutto l’enorme cantiere della Tenuta, divenuta da poco proprietà privata di Sua Maestà Vittorio Emanuele II e soggetta ad un completo rimodellamento con la costruzione del muro, delle strade, dei ponti, degli edifici di servizio, di residenza e di guardia. Contemporaneamente al Galli furono affidati lavori in molte altre residenze sabaude e non, p.e. la villa "La Tesoriera" a Torino, spesso con la supervisione amministrativa dell’architetto di corte Barnaba Panizza.

Ma cos'è la Bizzarria? L'edifico venne definito nel tempo come "casino" o "belvedere" o anche "reposoir" e "castello", ma mai quindi come una villa, cosa che avrebbe sottinteso una finalità abitativa. Si tratta in realtà dell’evoluzione di un casotto di guardia, la cui funzione si è voluto estendere dal semplice controllo di un accesso importante, sito presso un guado sul torrente Ceronda, sino alla funzione di padiglione di caccia. Cacce che dal quel punto si estendevano anche all’esterno del muro nei territori di Pralungo in Comune di La Cassa, sempre proprietà privata del Re. Destituita di fondamento è invece la leggenda diffusa localmente che legherebbe questo edificio alla Bela Rosin, né come residenza né come "dono", anche solo simbolico. Questa interpretazione ha origine probabilmente dall’analogia con il castello di Moncalieri, dove la sistemazione di Rosa Vercellana e dei suoi figli era effettivamente in un villino posto all’estremità opposta del parco del castello. Ma quelli erano gli anni in cui viveva ancora la Regina Maria Adelaide. La permanenza del Re e di Rosa a La Mandria risale invece agli anni 1859-1878 e l'unica residenza della famiglia era presso gli Appartamenti del Borgo Castello e presso l’altro "reposoir", la Villa dei Laghi. Durante la gestione Medici del Vascello la Bizzarria ha avuto ancora un utilizzo legato all’esercizio venatorio, durante il periodo d'oro della caccia alla volpe (1890-1915) per la quale i terreni esterni al muro erano particolarmente adatti essendo campi coltivati (si trattava per lo più dell’incruenta "paper hunt" durante la quale un cavaliere fungeva da "volpe" e il percorso era prefissato in modo da evitare danni e rischi). Durante il grande sforzo di messa a coltura della tenuta (anni 20 e 30) la Bizzarria non ha mai avuto una funzione produttiva, per evidente inadeguatezza strutturale, svolgendo al più una funzione amministrativa dei terreni posti lungo la val Ceronda, conosciuti come Basso La Cassa, ai quali venne collegata con un ponte in cemento armato, ancora esistente ma ora non utilizzabile. L'inevitabile declino venne accelerato dall'alienazione del Basso alla Fiat (fine anni '50) per la costruzione di una pista di collaudo. L'attuale aspetto risale ai restauri degli anni 1976-78 a cura di Gabetti e Isola ai quali si deve la sostituzione delle coperture in rame con plexiglass e l’arredo interno con specchi e relativi giochi di luce che inondano il vano centrale e il curioso appartamento del primo piano a struttura circolare. A cura dell’Ente Parco restano i periodici interventi di risanamento e conservazione: con l'ultimo cantiere si è scoperto che il colore originario dell’intonaco non era il giallo ocra utilizzato da Gabetti e Isola (erano ancora i tempi del "giallo Torino"…) ma un bel rosso acceso, in linea con gli altri edifici rustici sabaudi.

Il progetto dei prof. Gabetti e Isola, risalente agli anni '70, prevedeva, oltre ad un'abitazione del custode al secondo piano: "al piano terreno generica destinazione a servizi" e "al piano primo possibile destinazione a museo (didattico - agro - silvo - pastorale) flessibile a diverse manifestazioni, utilizzando se occorre gli ampi loggiati e i terrazzi anulari esterni". Purtroppo questa ipotesi non si è sinora realizzata, per carenza di risorse finanziarie (sia pubbliche che di privati investitori) volte a realizzare un complessivo restauro e le indispensabili opere edili ed impiantistiche, per importi stimabili in oltre 1 milione di euro. L'Ente parco, in collaborazione con i Comuni del territorio, d'intesa con la Regione che è l'ente proprietario, sta curando progetti finalizzati a candidare questo recupero nell'ambito di linee di finanziamento coerenti con le finalità da perseguire.

Comune: San Gillio (TO) | Regione: Piemonte | Localizza sulla mappa
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(foto di Ente Gestione delle aree protette dei Parchi Reali)
 
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(foto di Archivio Parco Mandria)
 
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